L’ipotesi che le norme siano scritte male per generare risparmi di spesa (pubblica) non è di oggi. In questi giorni i consulenti del lavoro lo hanno sospettato per dare una “spiegazione” all’incredibile buco normativo che ha determinato una scopertura della Cassa integrazione Covid. Le settimane coperte dagli ammortizzatori previste dalla legge di Bilancio finivano il 25 marzo e quelle concesse dal decreto “Sostegni” iniziavano il primo aprile. Lasciando scoperti gli ultimi giorni del mese.
Preferisco pensare a pura e semplice sciatteria. Irresponsabile sciatteria. Colpevole sciatteria. Che è un po’ figlia di un rispetto per le Istituzioni ridotto al lumicino e per una inesistente cultura del “civil servant”. Oggi crea stupore che un ministro, come Giorgetti, richieda la consulenza di un ex ministro come Tria, e non si affidi – come tanti sui colleghi – a social media manager e fotografi. Il consigliere economico di Aldo Moro si chiamava Beniamino Andreatta. Alle direzioni centrali dei ministeri economici crescevano persone come Mario Draghi. I consulenti dei ministri una volta si chiamavano Tarantelli, Ruffilli, D’Antona, Biagi, Tiraboschi. Se la comunicazione diventa protagonista, tutto il resto finisce dietro le quinte, tra ragnatele e muffe. Le competenze tecniche sembrano più di un lusso. Inutili.
Se poi le norme sono scritte male ci sarà un perché. Intendiamoci, il burocratese non nasce in Italia, nella terza (o quarta?) Repubblica. Charles Dickens rideva amaramente di un presunto «Ministero delle Circonlocuzioni» che «come tutti sanno benissimo è il più importante di tutti» perché qualunque cosa si debba fare, «avanzando in ciò tutte le altre pubbliche amministrazioni, trova i mezzi più acconci… per non farla».
Ma c’è una povertà istituzionale che è stata alimentata in questi ultimi anni. E nella Pubblica Amministrazione si è fatto spazio a chi non aveva competenze né merito, salvo poi prendersela con i burocrati, invece che con i politici che hanno alimentato la retorica dell’anti-casta, pur di cavalcare l’onda dell’anti-politica.
Lo scandalo è stato evocato non da oggi. Stefano Micossi scriveva qualche anno fa: “Cambiano i governi, ma una cosa non cambia mai: la pessima qualità dei provvedimenti legislativi. C’è un aspetto formale, i provvedimenti sono scritti in modo incomprensibile, con rinvii e contro rinvii ad altrettanto oscure disposizioni, e c’è un aspetto sostanziale: la distribuzione minuta di benefici e provvidenze inseriti a mani basse in ogni provvedimento in partenza, come un treno cui attaccare nuovi vagoni a piacimento. L’opacità non è un accidente ma un desiderabile requisito, così non si vede a chi va il regalo”.
Nel 1988 fu approvata la legge 400 che all’articolo 13.bis, “Chiarezza dei testi normativi”, imponeva di indicare “in forma integrale o sintetica di chiara comprensione il testo ovvero la materia alla quale le disposizioni fanno riferimento”. Impone poi di precisare le norme “sostituite, modificate, abrogate o derogate”, nonché l’obbligo, “almeno ogni 7 anni”, di raccogliere le norme in testo unici per materia e che successive modifiche o integrazioni siano attuate mediante modifica o integrazione dei corrispondenti testi unici. Purtroppo, parole al vento: nessuno ne cura l’applicazione, nei singoli ministeri, a Palazzo Chigi e in Parlamento.
Sabino Cassese è arrivato ad augurarsi uno specifico girone dell’Inferno per quei funzionari (e dirigenti) che si macchiano della colpa di una scrittura di norme incomprensibili e sciatte. Per il decano dei costituzionalisti italiani all’origine di questa deriva ci sono l’“assenza di buon senso in chi scrive i provvedimenti, impreparazione del personale politico, debolezza dell’amministrazione”. E tutto ciò produce una inevitabile e crescente sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato. Sempre Cassese cita un recente volume (pubblicato in lingua inglese, ma scritto da tre apprezzati autori italiani: Maria De Benedetto, Nicola Lupo and Nicoletta Rangone) dal titolo esplicito: “The crisis of confidence in legislation”. La fiducia dei cittadini ha bisogno di poche leggi chiare e ben scritte.
Fonte: Libero Economia