Solo il 4,4% dei beneficiari del Reddito di cittadinanza (Rdc) ha ottenuto un rapporto di lavoro dopo l’approvazione della domanda. Il dato emerge da un’anticipazione dell’annuale Rapporto “Welfare Italia”, lo studio promosso da Unipol e The European House Ambrosetti. Una conferma della distorsione introdotta dal provvedimento sul mercato del lavoro, al netto dell’ideologia che vorrebbe schierati pro o contro il Rdc, a prescindere dai risultati.
I risultati sono questi: meglio il Rdc piuttosto che cercare un lavoro. Non si tratta di una tesi preconcetta, ma suffragata dai dati e segnalata anche da un recente sondaggio condotto da Proger Index Research, “Giovani e futuro”, secondo cui poco più del 31% dei giovani tra 25 e 35 anni non accetterebbe un lavoro con retribuzione uguale o inferiore al reddito di cittadinanza. Il 38,4%, con un soprassalto di realismo, dichiara che lo accetterebbe “ma solo per fare curriculum”. Per portare il dato ai temi di questi giorni, quindi nemmeno questo 38,4% farebbe un lavoro non coerente con le proprie aspettative: quindi niente stagionali nel turismo se l’obiettivo dichiarato è diventare avvocato o ingegnere. Ma nemmeno tornitore.
D’altronde le regole d’ingaggio sono queste. In Italia. Per misurare la “congruità” della proposta di lavoro non si può scendere sotto gli 858 euro mensili, e il luogo di lavoro non può distare più di 100 chilometri dall’abitazione del beneficiario di Rdc. Non solo: l’offerta deve essere coerente con i settori di lavoro indicati dal patto di servizio. La discontinuità giustifica il rifiuto dell’offerta di lavoro. In Germania, solo per fare un esempio, qualunque offerta di lavoro proposta dal centro per l’impiego impone l’accettazione, pena la decadenza del sussidio.
Certo, paragonare i centri per l’impiego tedeschi con quelli italiani potrebbe risultare umiliante. In Italia solo il 2% di chi trova lavoro, lo trova grazie ai centri per l’impiego. Più in generale in Italia le politiche sociali sono principalmente di natura passiva (assistenzialistica): come emerge dal Rapporto “Welfare Italia” “il rapporto tra spesa in politiche attive e passive è pari a 0,24”.
Difficile immaginare la cancellazione di un provvedimento come il Rdc – sebbene criticatissimo, da molti – che è diventato bandiera della forza di governo più cospicua in Parlamento e nella maggioranza del Governo Draghi. Anzi, se ne discute addirittura il rifinanziamento. Sarebbe auspicabile (ma temo assai improbabile), che almeno si mettesse mano a correzioni “facili”, proprio come i criteri di congruità. Altrimenti non ci si può stupire troppo, se a beneficiarne in maniera “incongrua” sono le regioni dove le politiche di lavoro e di welfare pubblico sono meno efficienti e meno controllate.
Certo, fa scalpore leggere che una persona su sei, tra quelle che godono del beneficio, risiede in provincia di Napoli. Quasi come l’intero Nord Italia. Negli ultimi due anni, a partire dall’introduzione della misura, sono stati spesi per reddito e pensione di cittadinanza quasi 14 miliardi di euro
Al Sud hanno ricevuto il sussidio a marzo 742.735 famiglie a fronte di meno di 225.000 al Nord e 165.453 famiglie al Centro. L’importo medio nel Mezzogiorno è superiore di circa 100 euro (589 euro contro 488) rispetto al Nord. La Campania è in testa con 252.213 famiglie con il sussidio e 668.817 persone coinvolte (oltre una su quattro in Italia) con un importo medio pari a 625 euro. La provincia che conta il maggior numero di famiglie destinatarie del beneficio è, come detto, Napoli con oltre 157.000 nuclei coinvolti a marzo, oltre il doppio di quelli di Roma e oltre quattro volte quelli di Milano (35.517) con un importo medio a nucleo di 650 euro.
Il dato è così eclatante che sia il sindaco uscente, De Magistris, sia il vecchio-nuovo candidato, Bassolino, si sono espressi contro gli eccessi del sussidio. “Non si può pensare di usare il Reddito a vita perché creiamo assistenzialismo. Stiamo registrando scarsa disponibilità di alcuni profili lavorativi perché preferiscono il Reddito”. A parlare così non è un retrogrado uomo di destra, ma il sindaco del capoluogo campano.
Fonte: Libero Economia