No, non siamo arrivati ancora al dunque nell’interminabile storia del Reddito di cittadinanza (Rdc). Il contenuto della manovra fatto trapelare da Palazzo Chigi parla sia di rifinanziamento dello strumento, sia di un rigore aggiuntivo nella concessione del beneficio. Come dire: ce n’è, ma solo per chi lo merita. Facile a dirsi più che farsi, soprattutto per chi viene da un presente fatto di autodichiarazioni, per le quali l’Inps non era in grado di incrociare dati con nessun’altra amministrazione dello Stato. In una delle ultime circolari dell’Istituto, si sostiene che ancora non è stata definita la convenzione con il Ministero della Giustizia per verificare l’eventuale stato di detenzione – e quindi l’eventuale condizione ostativa per l’erogazione dell’assegno Rdc.
Solo un esempio, che potrebbe essere replicato per il necessario incrocio di dati con la Motorizzazione civile (la proprietà di un veicolo di grossa cilindrata potrebbe essere incompatibile con la condizione presunta di povertà assoluta), o con quelli del Catasto (chi ha una casa o un terreno difficilmente può essere considerato bisognoso di Rdc).
Insomma, non basta invocare maggiori controlli. Bisogna stabilire a chi tocca farli e come procedere nell’istruttoria oltre che nelle verifiche. Nel disegno della Legge di Bilancio, approvato in Cdm, sono stati modificati i criteri per accedere al sussidio, con due obiettivi: operare una stretta sui controlli preventivi sui requisiti, si continua poi a mantenere il guazzabuglio che pone il Rdc come misura a metà strada tra l’assistenza e la politica attiva per il lavoro, ipotizzando di togliere l’assegno a chi rifiuta due proposte di occupazione.
La nuova stretta voluta dal governo Draghi stabilisce un esame preventivo di tutti i dati da parte dell’Inps prima di dare il via libera all’erogazione, allargando inoltre il ventaglio dei reati per i quali si è esclusi dal sussidio. Si accorcerebbero anche i tempi della Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro che va consegnata subito e non entro 30 giorni dal riconoscimento del Rdc.
Ma se queste procedure sono considerate necessarie, perché non le si impongono subito per decreto? Perché si aspetta che diventino oggetto di Legge e quindi entrino in vigore il primo gennaio 2022, e non subito? Se ci si accorge che il rubinetto perde, si chiama subito l’idraulico. Se dal rubinetto escono circa 700 milioni al mese (da qui a fine anno più o meno un miliardo e mezzo) è lecito rinviare l’intervento di due mesi?
Ma c’è una domanda ulteriore. La “stretta”, diciamo così, partirà da gennaio, ma gli assegni in essere saranno sottoposti a verifica? Non vorrei per forza andare con la memoria agli interventi compiuti dall’Inps durante la mia presidenza, ma qualche analogia con la ricerca dei “falsi invalidi” ci potrebbe essere. Allora – tra il 2009 e il 2012 – ci fu chi parlò di una sorta di accanimento dell’amministrazione contro l’invalidità tout court. Non era vero. Con circa 800mila verifiche straordinarie si volle dare certezza di equità a una prestazione che non poteva essere goduta da chi non ne aveva diritto. Nulla di più spregevole di un “falso invalido”. Circa un quarto di quelle verifiche portò alla revisione della prestazione. Più o meno la somma degli abitanti di Monza, Desio e Seregno – per stare al Nord – o di Salerno e Avellino messi insieme, godevano indebitamente dell’assegno di invalidità civile.
Perché non immaginare una simile attività di controllo a posteriori, sulla base dei nuovi requisiti, anche per i percettori del Rdc? Non dovrebbe essere sufficiente attendere gli interventi di Carabinieri o Guardia di Finanza, che quotidianamente danno evidenza delle ingiustizie compiute a danno degli italiani. Verificare che qualche cittadino gode di un beneficio senza averne diritto è uno degli sfregi più gravi alla reputazione di una società civile. Bisognerebbe far convergere tutte le risorse dell’amministrazione pubblica per rassicurare tutti i cittadini: le prestazioni vanno solo a chi se le merita. E la strada è solo quella di sottoporre a verifica i beneficiari.
Fonte: Libero Economia