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Sciopero balneari o interruzione di pubblico servizio?

Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione, all’articolo 40. Non solo “libertà” di sciopero, ma “diritto” del lavoratore subordinato di astenersi dal lavoro senza rendersi così facendo, inadempiente e come tale passibile delle sanzioni civili conseguenti all’inadempimento contrattuale. Quando l’attività viene interrotta o sospesa dall’imprenditore non si tratta di sciopero, ma di serrata.

Il termine è ormai quasi desueto. In passato si è disquisito sulla possibilità di considerare la “serrata” un reato. Il fatto che la Costituzione indichi il diritto di sciopero e non parli affatto di serrata non vuol dire che sia un reato. Ma il fatto che la serrata non sia reato non significa che sia, necessariamente, un comportamento legittimo sotto tutti i profili. Sotto il profilo contrattuale e civile, infatti, la serrata è un illecito civile, poiché costituisce una violazione dei doveri ed obblighi derivanti dal contratto di lavoro. Firmando il contratto di lavoro, infatti, le parti si assumono impegni reciproci. Il lavoratore deve recarsi al lavoro e l’azienda deve pagare lo stipendio. E nella serrata lo stipendio non viene pagato, poiché non si può esercitare l’attività lavorativa.

Si è parlato e straparlato dello “sciopero” dei balneari in Italia, ma di che cosa si è trattato? Molti si sono concentrati sull’adesione all’iniziativa: la percentuale degli “scioperanti” ha un significato per chi ha promosso l’iniziativa. Ma per chi l’ha subita, di che cosa si è trattato?

Una serie di concessionari pubblici – tali sono i titolari delle concessioni balneari – ha interrotto per due ore il servizio, impedendo ai loro clienti di fruire dei servizi proposti, offerti e pagati. A fine stagione saranno “scontati” al momento del pagamento finale?

Non è dato sapere se i titolari delle imprese abbiano pagato o meno i loro dipendenti – in questo caso si tratterebbe, come abbiamo detto di una serrata – per quelle due ore di “mancato servizio”. Ma di certo non è stata una iniziativa dei lavoratori, quindi certamente non è sciopero. Il conflitto agitato è tra concessionari e Governo.

La protesta è stata promossa perché il Governo non ha dato ancora risposte sul tema delle concessioni demaniali marittime. Il governo Meloni ha prorogato tutte le concessioni delle spiagge in scadenza al 31 dicembre 2023 fino alla fine del 2024, per non applicare la direttiva Bolkestein, ma il Consiglio di Stato, con diverse sentenze, ha dichiarato illegittima questa soluzione per le spiagge. La direttiva europea, che l’Italia non ha ancora recepito, impone che le concessioni demaniali siano assegnate attraverso procedure di gara trasparenti e competitive. Il Consiglio di Stato ha stabilito che le concessioni scadute a fine 2023 non sono più valide e che quindi i Comuni si devono organizzare per avviare nuove gare per assegnarle.

Ma un concessionario ha diritto di sottrarsi dall’erogare i servizi per i quali si è impegnato al momento della concessione? Quindi certamente non è stato uno sciopero (l’astensione dal lavoro è stata proclamata dagli imprenditori, forse una serrata, ma soprattutto si è trattato di una interruzione di pubblico servizio?

La questione non sembra di lana caprina. E si inserisce in quella pantomima che vede l’Italia fermamente decisa a non sentirsi in Europa, soprattutto quando si tratta di liberalizzazioni e di mercato. Tutti i Governi hanno traccheggiato, ora tocca al Governo Meloni che a parole si dichiara costantemente rivolto al mercato, al merito, alla competizione e alla concorrenza. Tranne quando qualche corporazione alza troppo la voce. Vale per i taxisti, vale per i concessionari balneari, ai quali si concede un limbo che viene imbracciato come diritto.

L’interruzione di un pubblico servizio, se non è figlia del diritto di sciopero (esercizio praticabile dai lavoratori dipendenti), dovrebbe essere inaccettabile. Sia che si tratti di taxisti, sia che si tratti di balneari. Con l’aggravante che le imprese balneari che hanno bloccato la loro attività per due ore dovrebbero chiarire due cose: pagheranno la retribuzione dei loro dipendenti? Faranno uno sconto ai loro clienti?

Fonte: Affari Italiani