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La credibilità della giustizia calpestata da chi giudica

La credibilità della giustizia calpestata da chi giudica

Il mugnaio Arnold insistette fino a Berlino, per trovare un giudice che fosse capace di fare giustizia. L’amministrazione della giustizia è una delle funzioni centrali della vita civile, da sempre. E ci si fa ricorso per questioni essenziali. Vita o morte? Sì, ma anche vita o morte economica, familiare, d’impresa. Il racconto ambientato nella seconda metà del Settecento, al quale si attribuisce verità storica, oppone un uomo del popolo a un aristocratico tedesco, il barone von Gersdorf. Questi era capace di controllare l’amministrazione della giustizia nel suo territorio, anche contro le buone ragioni. Il nobiluomo deviò un corso d’acqua per alimentare la propria pesciera, a tutto danno del mulino, che non poté più essere alimentato e utilizzato. Dopo aver visto respinte le sue istanze dai giudici locali Arnold decise di rivolgersi al giudice supremo, il sovrano Federico il Grande, andando fino a Berlino. Esaminando il caso, Federico diede ragione al mugnaio e incarcerò i giudici corrotti dal barone.

Se il giudice supremo è il sovrano, c’è da augurarsi che la dinastia abbia prodotto un buon frutto. Ma quando il giudice supremo è stato nominato in modo illecito? Vantaggi e svantaggi delle Istituzioni democratiche. Il potere giudiziario distinto dal potere esecutivo è principio di libertà. A patto che non ci si trovi nella condizione in cui è piombata la Corte di Cassazione, l’organo al vertice della giurisdizione ordinaria italiana.

E’ notizia di pochi giorni fa. Il Consiglio di Stato ha giudicato illegittima la nomina del presidente della Corte Suprema, e del suo vice. Pietro Curzio e Margherita Cassano sono stati nominati dal Csm un anno e mezzo fa, nel luglio 2020. Le scelte adottate dal Csm sono state definite “irragionevoli e gravemente carenti”.

Siamo in una situazione senza precedenti. Il vertice della magistratura risulta illegittimo. Uno schiaffo alla fiducia che dovrebbe guidare i rapporti tra cittadini e Istituzioni, e soprattutto all’Istituzione che è chiamata ad applicare le leggi. Che immagine riceve la Giustizia, quando chi deve giudicare è stato giudicato illegittimo? E quali conseguenze dovrebbe sostenere chi ha fatto nomine “irragionevoli”?

Un’accusa forte al Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura, che sta attraversando un momento di criticità evidente. Consiglieri sotto inchiesta e dimissionari, nomine illegittime, l’organo di autogoverno dei giudici ha provato a resistere contro la sentenza del Consiglio di Stato, ribadendo la nomina di Curzio e Cassano, per consentire di avviare l’anno giudiziario, oggi venerdì 21 gennaio. Nessuno si augura di assistere a una nuova battaglia di corsi e controricorsi come quella che segnò la fine di Michele Prestipino alla Procura di Roma. A quale privato cittadino è consentito di fare ricorso contro il Consiglio di Stato? Eppure, il Csm ritiene di poter andare oltre il massimo grado della giustizia amministrativa.

Di certo è che uno scontro rinnovato tra le più alte cariche dello Stato, da una parte il Csm dall’altra il Consiglio di Stato che lo ha bocciato due volte, è un attentato troppo forte alla credibilità della Magistratura e della sua ormai mal dissimulata “guerra per bande”. In questi anni non si è avvertito nemmeno la presenza del sommo arbitro, il Capo dello Stato, che è presidente di diritto del Csm. Tutto è accaduto senza un suo intervento.

Che Paese ci aspetta, se chi è chiamato a vigilare sulla legittimità non sa amministrare sé stesso e le sue competenze nel rispetto delle norme e delle leggi? Se fossimo marziani potremmo sorridere del paradosso, ma siamo immersi nella realtà della contraddizione. Ne va di mezzo la vita dei cittadini, delle famiglie, delle imprese. Ne va di mezzo la credibilità delle Istituzioni.

Il vaso di Pandora è stato aperto. Nessuno sembra in grado di richiuderlo, come accadde nel mito greco. Tutti i mali sono usciti e sono evidenti. Ci si può solo augurare, che, come dal fondo del vaso scoperchiato possa uscire anche questa volta la Speranza, unica condizione per poter ricominciare a credere nel futuro del Paese.

Fonte: Libero Economia