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La riforma Cartabia non basta a ricreare un rapporto di fiducia tra i cittadini e la giustizia malata

La riforma Cartabia non basta a ricreare un rapporto di fiducia tra i cittadini e la giustizia malata

Sarebbe bastato molto meno dell’appuntita intervista del Direttore di questo quotidiano a Luca Palamara per mettere in crisi la fiducia dei cittadini di questo Paese nella Magistratura. Eppure, la tormenta scatenata dalle rivelazioni dell’ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati non sembra aver scalfito il “sistema”, né turbato più di tanto l’organo di autogoverno. Il Csm è rimasto al suo posto, ha comminato qualche condanna (per lo più lievi sospensioni), sopportando inchieste, indagini, veleni, dimissioni. E il suo presidente – questo spiace dirlo, e spiace che pochi lo abbiamo rammentato nei bilanci di fine settennato di Sergio Mattarella – troppo poco ha fatto per dare segni di discontinuità.

L’amministrazione della Giustizia è un elemento fondamentale del rapporto tra il Paese e le sue Istituzioni. Di più: il “servizio” della Giustizia è essenziale alla vita quotidiana di cittadini, famiglie e imprese, per regolare lo sviluppo delle relazioni, nonché degli affari (leciti, ovviamente). Un sistema giudiziario efficiente e credibile è essenziale alla convivenza nel Paese e alle buone relazioni con l’estero. E’ appena il caso di ricordare che il basso livello di investimenti finanziari in Italia dipende in gran parte dall’inaffidabilità della Giustizia. C’è un problema noto che riguarda i tempi: l’ultimo rapporto di Bruxelles sui vari sistemi giudiziari comunitari elaborato dalla Commissione Europea snocciola dati impietosi per l’Italia. Il nostro Paese è il penultimo nell’Ue (solo la Grecia è peggio) per i tempi della giustizia civile. In Italia per arrivare a sentenza nel terzo grado di giudizio servono 1302 giorni, dunque più di tre anni, 791 per il secondo e 531 per il primo. Tutti sommati, i tre gradi superano i sette anni.

C’è chi ha stimato in 10 miliardi il peso economico della Giustizia inefficiente. Un delta recuperabile se si mettesse mano a una riforma vera del sistema; una riforma sia della Magistratura, sia dei servizi dell’Amministrazione. Al cittadino (e alle imprese) poco importa che i tempi infiniti siano imputabili alla mancata digitalizzazione, alla carenza di personale o all’inefficienza dei magistrati. Come spesso accade le inadeguatezze di qualcuno diventano alibi per tutti.

Per chi ha avuto l’occasione di frequentare da vicino aule giudiziarie e palazzi di Giustizia – e qui si tratta di una testimonianza diretta, che cerco di indicare con il massimo della sobrietà, visto che mi sono liberato di tutti i pesi che mi hanno imposto sette anni fa – è facile fare elenchi, che vanno dall’arredo indecente (comprese sanificazioni e aerazioni in tempi di Covid) alle incertezze chi si accumulano sui tempi e sugli esiti di indagini preliminari, carcerazioni preventive, disponibilità di agende e di acquisizioni di documentazione.

La cronaca di tutti i giorni consente di “spersonalizzare” il percorso nei gironi infernali del “sistema”. Prima ancora di toccare le indecenti commistioni tra politica e magistratura, diventa esperienza comune assistere alla scarcerazione di indagati che poi commettono delitti efferati, intercettazioni che svaniscono nel nulla, altre che risultano palesemente distorte, distribuzione di esche ai media, per denigrare gli imputati e glorificare gli inquirenti.

Quando poi la misura è colma e accade l’indifendibile, non manca la solita frase che dovrebbe risultare rassicurante: “Abbiamo inviato gli ispettori”. A proposito della sezione disciplinare del Csm Francesco Cossiga disse: “La politica è trattativa. Alla disciplinare del Csm non trattano? Se mi condanni quello non ti assolvo quello? Era così quando ero presidente. E credo che ora sia peggio”. Parole che le rivelazioni di Palamara ad Alessandro Sallusti hanno confermato anni dopo. Non ci sarà bisogno dei carabinieri attorno a Palazzo dei Marescialli (come sosteneva Cossiga), ma per ridare fiducia ai cittadini nella Magistratura certamente non basta la falsa riforma varata da Draghi-Cartabia che troppo poco innova rispetto a quella compilata dal giustizialista Bonafede.

Fonte: Libero Quotidiano